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sabato 14 aprile 2012

Ciao

Folle e rapida scorre nelle mie vene linfa avvelenata.
Vorrei un calice di vino rassicurante per
abbracciare questa solitudine,
per attutire questo dolore e permettermi ancora di volare.
L'ombra avanza, chiusa nella fortezza.
E' una solitudine misteriosa, acuta.
Spilli di vetro retratti nella carne: si faranno vivi più avanti, quando stringerò i muscoli per non frantumarmi.
Respiro fredda anestesia senza sapere dove nascondermi.
I muri certo non si scompongono di fronte al dolore. Le case restano case. Le arterie pulsanti percorsi da automobili in lotta contro la morte.
Sono stata una figlia terribile, una sorella ingiusta e una pessima amante e una amica dispotica.
Ora sono solo un vaso vuoto.
Vorrei la vostra felicità, ma non è un questo viaggio che posso accompagnarvi.
Non è per mezzo di me che si placherà la tormenta nei vostri cuori.
Sono stati giorni tersi e silenziosi.
Doveva rompere questo mellifluo incantesimo.
Ho camminato lieve, nonostante il mio peso, tra  le pieghe del cuore.
Ho donato il mio maldestro appoggio.
Ho barcollato, mentre, silenziosamente, promettevo che non sarei crollata.
Ma ora cado, lo vedi?
Non sono più niente, ti accorgi?
La senti la mia mano che in ultimo spasmo si afferra a te con il rischio che tu possa cedervi?
Non è più.
Sarò muta e affogherò tra ruscelli generati dalla incomprensione.
Starò zitta e me ne andrò così come sono venuta, in punta di piedi, senza darti fastidio nonostante la mia mole, andrò via con tutte le mie parole.
Pazienza se il mio cuore non ce la farà: ci sono lacrime dignitose che meritano di volare nell'aria.
Ora è tardi per me, ti saluto, ciao.
Mi auguro che il mio incespicare, sia per te un chiaro rifugio.
Ora è il tempo di andare, ti saluto, ciao.